Ci sono imprese e imprese. Il termine è ambiguo. Dalla Treccani: “In generale ciò che si imprende a fare o che si ha in animo di fare”; ma anche: “azioni inividuali e collettive di una certa importanza e difficoltà”; oppure: “assunzione di un lavoro, di un’attività commerciale o industriale”.

E allora succede ch

e i significati si mischino, non per caso e non a caso.

Alcune Imprese (nel senso di aziende) hanno avuto una Stranaidea, cimentandosi nell’impresa (nel senso di azione complessa) di collaborare con la nostra cooperativa, per realizzare quello che è il significato principe del termine impresa. Ciò che si ha in animo di fare.

Quando un’impresa ha una Stranaidea è la nuova rubrica attraverso la quale vogliamo parlare di lavoro, di necessità delle aziende che incontrano talenti speciali, di impresa e impatto sociale.

Abbiamo posto alcune domande molto dirette al ristorante Griglio di Torino, che da anni ospita/collabora con il SER L’orobilogio.

1. Da quanto tempo la Vostra azienda collabora con Stranaidea e i suoi servizi?

Collaboriamo con Stranaidea da cinque anni circa.

2. Come è nata e in che modo si è sviluppata la collaborazione: c’è stata un’occasione o un progetto specifico che vi ha permesso di “metterci alla prova”?

Abbiamo conosciuto Stranaidea tramite conoscenze comuni, che, in qualità di allenatore degli Stravolti, ci ha invitato ad assistere alle partite giocate dalla squadra di calcio di Stranaidea nel campionato Nappi. Questa è stata l’occasione che ci ha permesso di entrare in contatto con i ragazzi e con la cooperativa e di imbastire un rapporto di conoscenza reciproca che ci ha portato a organizzare, dopo pochi mesi, una cena di beneficenza a favore di Stranaidea. A seguito di questo primo evento, nell’autunno del 2014 abbiamo avviato una collaborazione più strutturata fondata sul riconoscimento di un interesse reciproco, che si è concretizzata in ciò che adesso è il progetto di Utili Esperienze di gruppo, e nei successivi progetti individuali di tirocinio.

3. Quale pensate che sia – se c’è – un punto di forza specifico nella collaborazione con i servizi di Stranaidea?

Il punto di forza della nostra collaborazione è che ci fa stare bene. Tutto è incominciato perché pensiamo che prendersi cura delle persone faccia bene al cuore. E poi qui chi è che fa gli spiedini? A.. Se A. non c’è, non ci sono gli spiedini. E’ un’esperienza che aiuta noi e aiuta voi, in uno scambio reciproco. Tutto ciò che fate qui, per noi è utile.

4. Qual è stata la difficoltà o l’aspetto di maggiore complessità che avete riscontrato nella collaborazione con noi?

Non ci sono particolari difficoltà che riscontriamo. L’unico aspetto delicato da gestire, in esperienze individuali di tirocinio come cameriere in sala, è il rapporto con la clientela. Alcuni clienti, non capendo di avere di fronte una persona con delle difficoltà, talvolta si comportano in modo insensibile e sgarbato nei confronti del tirocinante. In queste situazioni occorre intervenire in modo opportuno al fine di tutelare sia l’immagine del ristorante che l’esperienza del ragazzo disabile. La sfida è quella di mantenere il più possibile la riservatezza, tutelando la privacy del tirocinante ma al tempo stesso mettendo i clienti nella condizione di poter comprendere e di apprezzare il servizio del ristorante. In questo senso, proprio al fine di agevolare l’esperienza di tirocinio, è stato deciso di far prendere servizio al ragazzo disabile nelle fasce serali, dove è prevista una clientela più tranquilla e presumibilmente più comprensiva.

5. C’è un’idea o un insegnamento in particolare che avete ricavato dalla collaborazione con Stranaidea?

Tutto e niente. Tutto perché ti rendi conto che con poco puoi star bene. Lavorare fianco a fianco con ragazzi con disabilità intellettiva ti ricorda che è possibile vivere in un modo più semplice e star bene con il poco che si ha. Ti riporta ad una dimensione più umana e ricca di valori, che ti permette di prendere le distanze da un mondo caotico e stressato, sempre in corsa, che non lascia spazio alla solidarietà. Questi ragazzi ci insegnano a mettere gli occhiali che ti aiutano a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma attenzione: quest’esperienza non può essere lo strumento che ti fa apprezzare ciò che hai. Non dobbiamo permetterci di aver bisogno della loro presenza per vedere il bicchiere mezzo pieno. Questo modo di guardare la vita deve essere già coltivato dentro di noi, e solo allora potrà essere mantenuto vivo e amplificato dalla collaborazione con questi ragazzi.

6. Ci consigliereste ad altre aziende?

Ni. Sì perché per noi è un’esperienza estremamente positiva e arricchente. Il no è semplicemente perché non vorrei che veniste strumentalizzati da qualche ente interessato ad ottenere pubblicità e visibilità e a sfruttare i ragazzi. Noi non abbiamo mai spinto per organizzare degli eventi pubblici assieme ai vostri ragazzi, proprio perché ciò che ci interessa non è la visibilità sociale, quanto il poter fare qualcosa con il cuore.