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Parlare di cibo, in una società che ne contempla esclusivamente la disponibilità e ne celebra l’abbondanza, può sembrare superfluo. In Italia, lo spreco di cibo brucia ogni anno lo 0,6 percento del Pil, ma soprattutto, brucia risorse e speranze di chi non ha la possibilità di alimentarsi in modo adeguato. Viene sprecato più cibo di quello che viene consumato. Per ogni mela mangiata ne viene buttata una e mezza[1].

Il ciclo produttivo del cibo corre attraverso una rete fatta di perdite, buchi e guarnizioni mancanti. E se è vero, come dicono gli esperti, che non è possibile agire sulle cause sistemiche di questo gigantesco spreco[2], è altrettanto vero che si può cominciare a pensare prima di mangiare, e forse anche prima di fare la spesa.

Il fatto che in Italia, come si sente dire spesso, “di fame non muore nessuno”, non significa che tutti mangino. Perchè mangiare non è semplicemente alimentarsi, esattamente come vivere non è semplicemente respirare. Mangiare è un gesto che condiziona la salute, la vita sociale e quella psicologica di tutte le persone.

Per questo motivo, la dimensione sociale delle strutture rivolte agli Adulti in Difficoltà che Stranaidea gestisce per conto del Comune di Torino, ha suggerito la possibilità di offrire agli ospiti un pasto caldo e bilanciato a livello nutrizionale. La possibilità si è trasformata in necessità nel momento in cui quel pasto è presto diventato carburante essenziale, portatore di conforto, accoglienza, benessere e dignità. Quel pasto, oggi, è un progetto sperimentale che si chiama “CON il Cibo”, dove CON significa insieme, unione, relazione e anche Casa di Ospitalità Notturna.

Nella sperimentazione, Stranaidea ha costruito collaborazioni con piccoli negozi, mercati rionali e con la Grande Distribuzione, strutturando un sistema di recupero di eccedenze e derrate alimentari invendute, al fine di creare un pasto caldo e nutrizionalmente bilanciato per gli Ospiti delle tre CON che gestisce. Ospiti che, all’interno di Laboratori Occupazionali, sono protagonisti di tutto il processo di recupero, trasporto e trasformazione del cibo, nell’ottica di un’economia circolare che rende un alimento (ancora assolutamente commestibile) destinato a diventare rifiuto, un pasto caldo e gratuito per Persone Senza Dimora.

Quel pasto nel 2018, si è moltiplicato per 100, cinque volte alla settimana, e si è aggiunto ai due pasti che le associazioni di volontariato già forniscono alle CON, con il coordinamento della Cooperativa stessa. Così facendo il cibo è garantito ogni sera, per 100 ospiti, 365 giorni all’anno per un totale di circa 36.500 pasti forniti nel 2018.

Un punto di partenza che è soprattutto un modo per ripartire, perchè “se non puoi ottenere niente di meglio dal mondo, ricavane almeno un buon pasto[3].


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