Saragozza (Spagna), giugno 2025 – Un gruppo di sette persone che frequentano i Centri diurni Artemista e Casa di Zenzero ha preso parte, dal 16 al 21 giugno, a un'esperienza formativa in Spagna nell'ambito di un progetto Erasmus+, finanziato dalla Commissione Europea. Ad accompagnarli, due educatrici e un mediatore culturale.

Destinazione del viaggio è stata Saragozza, dove il gruppo ha incontrato la Cooperativa Kairos, una realtà educativa attiva sul territorio e dedicata a persone adulte con disabilità intellettive. Obiettivo del progetto: conoscere nuovi approcci educativi, confrontarsi su tecniche di lavoro e promuovere l'autonomia personale attraverso esperienze dirette e relazioni significative.
Una settimana di scambio, confronto e apprendimento


Durante la permanenza in Spagna, partecipanti e operatori hanno avuto la possibilità di osservare da vicino le attività dei Centri Diurni di Kairos, confrontandosi con educatori e utenti locali. Uno scambio prezioso, che ha stimolato riflessioni sul modo di relazionarsi e ha portato a piccoli, ma significativi, cambiamenti nella quotidianità dei partecipanti.
«Abbiamo imparato che si può parlare con gli altri sempre con cariño, cioè con gentilezza e rispetto», raccontano alcuni dei partecipanti. Un termine spagnolo che è diventato, nel corso del viaggio, un simbolo di apertura e accoglienza.
Superare le barriere, anche linguistiche


Se all'inizio la lingua sembrava un ostacolo insormontabile, grazie all'aiuto della traduzione e all'ascolto attento, molti hanno iniziato a comprendere alcune parole e perfino a esprimersi in spagnolo. «Alla fine, riuscivamo a parlare con chi ci ha ospitato usando parole nuove e semplici frasi. È stato bello sentirsi capiti», aggiungono.
Un momento particolarmente emozionante è stato il saluto finale, durante il quale il gruppo ha ricevuto in dono alcune canzoni italiane tradotte in spagnolo, cantate insieme come simbolo di un'unione che va oltre le parole.
Un'esperienza di vera autonomia


Per molti, il viaggio ha rappresentato anche la prima volta fuori dall'Italia e il primo volo in aereo. Durante la settimana, il gruppo ha vissuto in un appartamento, gestendo in modo autonomo pranzi, cene e l'organizzazione della vita quotidiana.
Cucinare, curare i propri effetti personali, rispettare gli spazi comuni, aiutarsi nei momenti di difficoltà: tutto è stato parte integrante di un percorso che ha messo al centro l'autonomia e la responsabilità. «Anche affrontare piccole difficoltà, come il dormire in letti a castello o convivere con ritmi diversi, è stato un modo per conoscerci meglio e trovare soluzioni insieme», spiegano gli educatori.
Alla scoperta della cultura spagnola
Il viaggio è stato anche occasione per conoscere la città e la cultura locale. Tra le visite più apprezzate, la Cattedrale del Pilar, i giardini storici e il Palacio de la Aljafería, scoperto grazie a una guida realizzata con lettura facilitata durante un laboratorio al Centro Diurno di Kairos.
Non sono mancati i momenti conviviali: un laboratorio di cucina spagnola e una cena tradizionale hanno permesso di gustare piatti tipici e brindare con il celebre tinto de verano, celebrando insieme la fine di un'esperienza intensa e ricca di emozioni.
Un ritorno con nuove consapevolezze
Il viaggio ha lasciato un segno profondo.
Gli operatori hanno descritto « Questa esperienza mi ha consentito di approfondire la conoscenza dei nostri beneficiari, di coglierne aspetti nuovi e spesso non visibili nel contesto ordinario, e di costruire con loro relazioni educative più autentiche e significative. Allo stesso tempo, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con nuovi contesti educativi, strumenti e metodologie diverse, ampliando così il mio sguardo professionale. Il confronto con i referenti dei servizi educativi della Cooperativa Kairos di Zaragoza ha offerto numerosi spunti di riflessione, messo in luce differenze significative e sollevato interrogativi importanti sul nostro lavoro e sui servizi che offriamo, portandoci ad immaginarci nuove progettualità.»
Un’iniziativa resa possibile grazie alla fiducia delle famiglie, alla dedizione degli operatori e alla forza dei partecipanti stessi.
«Sono partiti come partecipanti, sono tornati più consapevoli, più adulti. E soprattutto con il desiderio di continuare a vivere esperienze che li facciano crescere», racconta con emozione un genitore.
L’esperienza, secondo i familiari, ha avuto un forte impatto sul piano personale e relazionale. Un altro genitore aggiunge:
«Non posso che ringraziare tutta l’equipe di operatori che ha accompagnato mio figlio e gli altri ragazzi in questa esperienza. Visitare Saragozza, una città che altrimenti non avrebbe mai avuto l’occasione di conoscere, è stato per lui un modo per aprirsi al mondo, scoprirne usi e costumi, e allo stesso tempo scoprire se stesso.»
Ma non si è trattato solo di un viaggio turistico. Il progetto ha avuto come obiettivo centrale il potenziamento delle capacità individuali, offrendo strumenti concreti per affrontare la vita quotidiana in modo più autonomo e consapevole.
«Questa esperienza ha saputo valorizzare le sue risorse: il desiderio di autonomia, il senso di responsabilità, la capacità di stare all’interno di una collettività. Mio figlio si è sentito libero, ma anche accolto, capito, motivato. Ha potuto affrontare con serenità attività che altrimenti lo avrebbero spaventato, perché fuori dalla sua portata.»
Parole che raccontano non solo un cambiamento nei ragazzi, ma anche nelle famiglie, che vedono nei propri figli nuove potenzialità e nuove strade da percorrere.
«Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Speriamo che progetti come questo si possano ripetere più spesso: i nostri ragazzi hanno bisogno di vivere esperienze che li aiutino ad affrontare la vita anche al di fuori della famiglia, anche al di là delle abitudini. Perché solo così possono davvero crescere.»
Youssou Ndiaye – operatore del Servizio di Accoglienza Migranti Mister Grab


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